Premessa

Eravamo d’accordo. Per lo stand da presentare alla sezione no profit LAB1 di ArtVerona non avremmo proposto un progetto, ma un singolo lavoro entro cui riversare l’anima del gruppo, un lavoro o un’azione che rappresentasse SenzaBagno e insieme fosse comune denominatore delle nostre distinte pratiche artistiche.

Nel confrontarci emergeva intanto un’esigenza comune, coerente all’idea di presentazione, e quindi di condivisione con il visitatore interessato alla nostra realtà: ricorrevano parole come dono, o souvenir, termini che proiettano significati apparentemente distanti nel loro significato più intrinseco, ma che per noi s’accordavano perfettamente nel sottintendere l’atto di dare all’altro una parte di sé.


Progetto

Il risultato è una visione: portare il mare Adriatico, lasciarlo in dono.
In fiera si assiste a un’immagine conseguente a una lunga serie di processi: mille bottiglie da 1,5l di acqua potabile, donate, recuperate, di nuovo riempite ma questa volta con acqua del mare, infine etichettate (su ogni bottiglia un’etichetta realizzata da SenzaBagno mostra il titolo del progetto “Non Potabile” e un numero di tiratura da 1 a 1000) e trasportate a Verona.
Sebbene allestite, in forma regolare, si è al cospetto di un’immagine precaria, che non ha tempo di sedimentare, di fissarsi nello spazio: continua a evolversi, esaurirsi, a cambiar forma perdendo massa. La scelta di portare il mare in bottiglie è legata infatti all’idea di condivisione, al desiderio di creare un legame con il visitatore, libero di prenderne una porzione, dando così seguito all’azione, portar con sé un litro e mezzo di Adriatico, acqua che bagna la costa pescarese, fonte a cui attingiamo nella nostra pratica artistica e quotidiana.





























Considerazioni

La complicità che ci ha unito nel dar vita al lavoro, nel riempire le bottiglie, l’euforia e la fatica e le incomprensioni che ci hanno accompagnato sino a Verona, ci proiettavano verso un unico fine, un lavoro che si presenta come una grande installazione, quaranta file da venticinque bottiglie l’una, piene di mare.

Una figura unica ma non univoca, che ingloba, al pari dello stesso spirito su cui si fonda SenzaBagno, otto punti di vista distinti ma assolutamente simbiotici: chi più interessato alla natura fallimentare-utopica dell’azione, chi alla fruibilità-potabilità del prodotto artistico, al ruolo del singolo e della collettività, al donare e al darsi, all'infinito e indefinito, allo sforzo fisico per la contemplazione. La stessa immagine, d’altronde, lascia libera interpretazione a qualsiasi visitatore decida di portar via con sé il peso di una bottiglia e, insieme, una piccolissima parte del nostro mare.


Partnership

L’area LAB1 di ArtVerona, che prevede una partnership tra associazione e istituzione, ci ha messo in contatto con il Museo Zauli di Faenza. E’ nata così l’idea di lasciar realizzare al Museo la millesima etichetta in ceramica, verosimilmente corrispondente, in forma, misura e contenuto all’etichetta originale apposta su ogni singola bottiglia.

Esposta sulla parete laterale dello stand, rimane effettivamente l’unico elemento immutabile dell’intero lavoro.

LAB1 @ ArtVerona, 2021

“Non Potabile”

SenzaBagno “Non Potabile” installation view, ArtVerona 2021

ph. Michele Alberto Sereni